Ferrari, la coppia Hamilton-Leclerc da oltre 100 milioni di dollari: l'impatto sui conti e perché è un all-in per il titolo
Ieri alle 01:04 PM
Effetto Hamilton su Ferrari e FormulaUno, come era prevedibile. Un colpo dalle proporzioni mediatica enormi, basti vedere i 5.2 milioni di like sull'account Instagram della F1 alla prima foto ufficiale di Lewis per il team del Cavallino, che lo ritraeva con un impeccabile completo blu davanti a casa Ferrari, l’ex abitazione e ufficio di Enzo Ferrari a Fiorano. Un'immagine dal forte significato simbolico, con le sette finestre aperte dell'abitazione a indicare il numero di titoli vinti dal pilota britannico, studiata nei minimi dettagli e capace di polverizzare un'altra immagine, decisamente più spontanea, diventata iconica e capace di raccogliere 4.6 milioni di like sul citato account: il selfie di Charles Leclerc in divisa nera con alle spalle il popolo di Monza dopo la vittoria del Gran Premio 2024 sul circuito brianzolo. Una coppia, quella composta da Hamilton e Leclerc, da oltre 100 milioni di dollari.
La cifra sopra riportata non indica il valore commerciale e di marketing dei due piloti, ma il loro costo annuale sui libri contabili della Ferrari. La quale, per tornare a vincere quel titolo che manca dal 2007 (2008 se si considera il costruttori), non ha badato a spese, incrementando del 130% i salari dei propri piloti. Da un lato c'è stato l'aumento dello stipendio di Leclerc, passato da una base di 15 milioni di dollari a 34, ai quali ne vanno aggiunti 12 sotto forma di bonus. Hamilton ne intasca invece circa 50, più 20 di bonus che lo portano a sfiorare il primato di pilota più pagato del Circus detenuto da Max Verstappen con 75 (60 di base più 15 di bonus). Un deciso salto in avanti rispetto ai 19 (10+9) di CarlosSainz, che ha portato il Cavallino a sforare quota 100 milioni.
Una tendenza opposta rispetto a quella delle principali rivali. La McLaren ha mantenuto i costi invariati a quota 57 milioni, la Red Bull con il cambio Lawson–Perez ne ha risparmiati una quindicina scendendo a 80, mentre in casa Mercedes si è arrivati a 28 (meno dell'Aston Martin, 33.5) rispetto agli 80 dell'ultima stagione di Hamilton, sostituito dal rookie Antonelli, che non è stato nemmeno messo al minimo sindacale di 1 milione (come invece Hadjar in VCARB e Bearman in Haas), ma ne guadagnerà 3 (più 2 di bonus) a stagione.
La Ferrari può ovviamente permettersi queste spese, essendo la scuderia dal valore più alto in assoluto (con i dati aggiornati a luglio 2023, Forbes la stimava a una cifra attorno ai 3.9 miliardi di euro), e la seconda dopo la Mercedes per entrate complessive (poco meno di 700 milioni) e margine operativo lordo (115 milioni contro i 192 della scuderia tedesca), quest'ultimo un indicatore che misura il reddito di un'azienda basato solo sulla gestione operativa, non considerando quindi imposte, interessi, deprezzamento e ammortamenti. La Ferrari è l'unico team che, nella spartizione dei premi derivanti da una quota di incasso di Formula One Group dalla propria attività commerciale e ripartiti proporzionalmente secondo la posizione nella classifica costruttori, ottiene un ulteriore bonus del 5% in quanto unica scuderia sempre presente in F1.
Solo in casa Red Bull gli stipendi dei piloti incidono sul totale stimato delle entrate in maniera superiore rispetto a quelli della Ferrari: 16% contro 15%, con la Rossa in questo caso forte di circa 170-190 milioni in più in ingresso rispetto alla casa di Milton Keynes, e 30 milioni in più di margine operativo lordo. La McLaren è a quota 11%, la Mercedes addirittura al 4%, la metà della Williams, che con l'arrivo di Sainz ha incrementato del 275% il monte stipendi piloti, passato da 4 a 15 milioni. Ma stiamo parlando di una delle realtà più piccole del Circus, di quelle che il budget cap dovrebbe aiutare a rendere più competitiva, impendendo ai team più facoltosi di perdere anche 100-200 milioni l'anno (come accadeva in passato) solo perché potevano permettersi di farlo.
Hamilton e Leclerc ovviamente non c'entrano nulla con il budget cap, anche se la loro cifra di ingaggio si avvicina ai 135 milioni di dollari (uguale per tutti) prevista per il 2025. La Formula 1 infatti non adotta alcun salary cap per i piloti, per i quali il limite di spesa dipende solo dalle disponibilità della proprietà, e per questo la notizia di un contratto da un miliardo di dollari pronto per Verstappen dalla AstonMartin non è fantascienza. Dal tetto alle spese vanno dedotti infatti gli stipendi dei piloti, oltre alle spese riguardanti le attività di marketing, i tre stipendi manageriali più alti nella squadra, le attività legate al "patrimonio culturale", quelle attività finanziarie e legali, e quelle non legate alla F1. Un sistema che ha dimostrato di funzionare per quanto riguarda la sostenibilità delle scuderie, come dimostrato dal fatto che nelle ultime annate non ci sono più stati fallimenti. Sul livellamento della competitività invece le differenze rimangono, anche se senza il budget cap probabilmente non sarebbe stata possibile la clamorosa ascesa della McLaren, passata in 18 mesi dall'ultimo posto al titolo costruttori.
Tornando alla Ferrari, la strategia è chiara: massimo sforzopossibile, in tutti gli ambiti, per lanciare l'assalto al titolo. Bisogna attendere un mese e mezzo per cominciare a capire quanto i legittimi entusiasmi troveranno riscontro concreto in pista. Con la consapevolezza che, nella Formula Uno come in tutte le altre discipline sportive contemporanee, i soldi rappresentano una condizione necessaria ma non sufficiente per il successo.
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