Contro Meloni una strategia già vista: non basta aspettare i barbari per sembrare civili
Oggi alle 10:22 AM
Nella celebre poesia di Kostantin KavafisAspettando i barbari, tutto il popolo è riunito in piazza: le donne indossano i loro abiti migliori, i gioielli più ricchi, gli uomini hanno preparato grandi discorsi: "Che aspettiamo, raccolti nella piazza? / Oggi arrivano i barbari… / S'è fatta notte, e i barbari non sono più venuti. / Taluni sono giunti dai confini, / han detto che di barbari non ce ne sono più. / E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi? / Era una soluzione, quella gente".
Versi che sembrano scritti apposta per descrivere la situazione della sinistra italiana, e non solo, che continua a svenarsi nell'attaccare le tante, tantissime nefandezze della destra di governo, senza però mai proporre una narrazione alternativa. È inutile criticare Meloni & C per le politiche sull'immigrazione, senza però mettere sul piatto qualche idea concreta su come affrontare questo fenomeno. Lo stesso vale per le accuse di sudditanza verso gli Stati Uniti, sacrosante, ma occorre avere una qualche idea di politica estera diversa. Non parliamo poi della posizione nei confronti dei conflitti internazionali, a proposito dei quali l'ambiguità della sinistra tra un pacifismo timidamente evocato e un appoggio condizionato alle forniture di armi, rende ancora più opaca la posizione del Pd.
Assistiamo alla riproposizione della strategia – perdente – contro Berlusconi, alla costruzione di una retorica che si limita ad attaccare l'avversario, finendo per scivolare sul suo terreno di gioco, nel farsi dettare l'agenda da lui, mossa che risulta inevitabilmente perdente. Se la sinistra si dimentica di essere sinistra e gioca con gli schemi della destra, la gente finirà per scegliere l'originale. Questo è uno scenario che abbiamo già visto. Non basta puntare il dito per indicare il cattivo.
La demonizzazione del nemico sta alla base di tutte le forme di accuse di stregoneria: immaginare che esista qualcuno di cattivo, diverso da noi, fuori dai nostri ambiti, per poterci pensare buoni. Così come i barbari servono a pensarci civili, i neri e pensarci bianchi e così via. Una strategia, peraltro, adottata molte volte in politica estera: quante volte abbiamo visto governi imbarcarsi in guerre o scontri dialettici con un ipotetico nemico, per fare passare in secondo piano i problemi interni? Dalle Falkland a Gaza l'elenco è lungo.
È questa la sindrome che colpisce la sinistra italiana e in particolare il Pd, ma è una sindrome monca, a metà. La costruzione dell'altro come icona del male dovrebbe servire a una costruzione speculare e opposta del "noi", definito per sottrazione e pertanto migliore. Non è così e non lo sarà fino a quando non si riuscirà a proporre una visione diversa della società. Sembra che la parola "ideologia" sia diventata tabù, ma in fondo cos'è un'ideologia se non il sogno di un'umanità a cui aspirare? La politica, oggi, ha il fiato corto, è vero, ma è falso che sia finita l'epoca delle ideologie, delle grandi narrazioni.
La realtà è che c'è solo un'ideologia dominante ed è quella del capitalismo liberista, che nella sua versione più attuale, definita anarco-capitalismo, risulta quanto mai pericolosa per ogni forma di democrazia. Se la sinistra non è capace, dimenticando Blair e la terza via, di immaginare un futuro diverso, una società fondata su valori che non siano solo l'utilitarismo, se si limita ad attaccare le manifestazioni più teatrali della destra, senza colpirne i contenuti, la battaglia è persa.
Diritti, uguaglianza, solidarietà: sono questi i terreni su cui bisogna costruire una visione del domani condivisa, che parta dai giovani, che restituisca dignità al lavoro e soprattutto che si batta per dei diritti collettivi di tutti, non solo delle minoranze. La frammentazione della domanda di diritti indebolisce ogni sforzo, ma soprattutto occorre ripartire dal principio che tali diritti non sono dovuti solo perché ci si considera discriminati, oppressi, minoranza: sono dovuti perché è giusto, perché stanno nella nozione fondamentale di umanità. Ed è questa nozione che deve fare da timone a una sinistra che si voglia proporre come alternativa al modello dominante.
Non basta aspettare i barbari per sembrare civili, come non basta attaccare la destra, per essere di sinistra.
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