Cuba fuori dalla lista degli Stati terroristi: la fine di un incubo o un dispetto di Biden?
Oggi alle 12:45 PM
L'annuncio clamoroso di Joe Biden la settimana scorsa a seguito della sua decisione di rimuovere Cuba dalla lista degli Stati terroristi dove figurava dal 1982, per decisione dell'allora presidente Usa Ronald Reagan, ha provocato reazioni internazionali e riacceso speranze ormai spente.
Nel 2015 Barack Obama l'aveva tolta, fino al 12 gennaio 2021, quando Donald Trump nella sua ultima settimana di mandato decise di rimettere il paese nella lista dei "cattivi", con la scusa che Cuba dava rifugio agli ex terroristi delle Farc colombiane, accuse mai provate tra l'altro.
Considerando che l'amministrazione Biden aveva un po’ allentato il divieto di vendere auto a Cuba (generando nel 2024 30 milioni di fatturato) rifornendo anche pollo statunitense alla catena dei grossisti cubani Mipyme, l'annuncio in questione sembra più un dispetto senile a Trump, che assume risvolti tragici per i cubani, visto che l'ex presidente ha avuto comunque 4 anni per rimuovere questa ingiustizia e non lo ha fatto.
Il governo cubano dal canto suo, con la nuova legge del 2 gennaio, ha inasprito il controllo dello Stato attraverso l’impresa militare Gaesa sull'import alimentare e altre statali sulle automobili. Prima si poteva acquistare auto con meno di 4 anni e sotto i 100.000 km con il 150% di tassa doganale sulla fattura d'acquisto, adesso non più. Sebbene le imposte siano calate al 35%, tutto torna però sotto il monopolio statale anche per le forniture alimentari, togliendo ai MiPyme la facoltà di vendere ai negozi al dettaglio senza la mediazione statale. Decisione questa sacrosanta – va detto – per la speculazione oscena sul cambio dollaro/peso che i privati hanno praticato lungo questi anni, avendo avuto briglia sciolta nel commercio all'ingrosso, causando aumenti osceni del costo di alimenti essenziali, un'inflazione mostruosa e la conseguente svalutazione del peso, ridotto a carta straccia. Il problema è che la mediazione del governo costa, e i prezzi difficilmente caleranno.
Riguardo sanzioni e bloqueo, MarcoRubio, esule cubano e senatore repubblicano oggi nuovo Segretario di Stato, ha rilasciato in diretta tv dichiarazioni contro Biden e i governi di Cuba e Colombia che non lasciano spazio a illusioni di sorta.
Nessuna pietà
"Il problema di Cuba è di essere una nazione comunista, il cui sistema genera enormi profitti solo all'impresa statale Gaesa, che monopolizzando il commercio cubano ha consentito ai militari che la formano di accumulare miliardi di dollari secondo l'inchiesta del The Miami Herald (il quotidiano anticastrista di Miami) mentre la gente si dibatte tra fame e apagones (blackout) che durano giorni interi".
Rubio rincara la dose: "La colpa di questa situazione che ha aumentato i profitti dei militari è interamente dell'amministrazione Biden che due anni fa ha allentato le sanzioni, cosicché oggi ci ritroviamo nell'assurdo che Biden vuole anche rimuovere Cuba dalla lista degli Stati terroristi, a cui appartiene legittimamente per aver dato asilo politico ai terroristi colombiani delle Farc con la complicità del presidente Petro, ex guerrigliero […] Noi potremmo fare affari con i privati cubani, se avessero la possibilità di trattare direttamente con gli Usa, cosa finora preclusa al popolo cubano, che da 70 anni è tenuto fuori volutamente dall'economia del suo paese. O così, oppure le sanzioni vanno mantenute e persino aumentate".
Le conclusioni di Rubio omettono volutamente un fatto: gli Stati Uniti fanno già "business" da anni con un élite di cubani privilegiati, locali o residenti negli Stati Uniti, fornendo loro merci di tutti i tipi a caro prezzo, attraverso agenzie di Miami come Cuballama, che consentono a donatori o parenti dei cubani all'estero di acquistare beni su Amazon – attraverso un link dedicato – su cui poi caricano commissioni e costi di trasporto che raddoppiano la spesa iniziale. Questa merce arriva quindi direttamente all'utente finale, oppure viene distribuita su Cuba attraverso la catena dei MiPyme.
Tutti questi passaggi aumentano ancora le spese, cosicché la maggioranza della popolazione, disoccupata o senza un reddito degno di questo termine, è tagliata fuori dal mercimonio, finora consentito da funzionari statali corrotti, tra cui membri del partito che sono essi stessi titolari occulti di punti della stessa catena di distribuzione. Risultato: 800mila cubani hanno lasciato l'isola negli ultimi 5 anni. Rubio e Trump, con il ricatto di ripristinare lo status quo precedente, potrebbero dare il colpo di grazia al regime vacillante di Diaz-Canel.
Ancora una volta, secondo pareri raccolti da imprenditori e giornalisti di stanza a La Habana, sarebbe decisivo il ruolo di Elon Musk, sempre più Eminenza Grigia della nuova amministrazione. Egli potrebbe spezzare una lancia a difesa della decisione dell'ex presidente, e perorare la rimozione dell'embargo commerciale, togliendo quelle sanzioni che falcidiano le aziende – anche non americane – che vorrebbero lavorare con Cuba senza essere salassate. Se ciò si avverasse, svolta epocale improbabile ma non impossibile, il primo passo importante sarebbe quello di ripristinare il funzionamento degli uffici della Western Union e Moneygram, le agenzie statunitensi, chiuse da anni, che prima consentivano il trasferimento di denaro a costi contenuti, senza il carico usuraio che oggi applicano Cuballama e avvoltoi similari, scoraggiando così i donatori dall'estero.
Intanto il governo cubano ha deciso di applicare una "licencia extrapenal" (cioè una sorta di amnistia) a una parte dei detenuti che marciscono in galera da oltre 3 anni dopo le manifestazioni dell'11 luglio 2021. Ufficialmente, una mossa già concordata col Vaticano come atto di clemenza in occasione del Giubileo. In realtà, una strategia per salvare la faccia mettendo sul piatto della bilancia qualche centinaio di prigionieri politici in cambio del mantenimento da parte di Trump della decisione di Biden. Finora, su 533 prigionieri, 127 sarebbero già in libertà, tra cui spicca l'irriducibile José Daniel Ferrer, incarcerato per la prima volta nel 2003, mai piegato dal regime anche dopo anni di arresti ripetuti.
(foto @ F.Bacchetta)
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