Educazione all'affettività, le nostre linee guida per i progetti a Roma e la strada da seguire
Oggi alle 11:55 AM
di Vera Cuzzocrea*
Nonostante la comunità scientifica sostiene da tempo la necessità di introdurre l'educazione all'affettività e alla sessualità nei curricula scolastici, il nostro Paese ancora non ha raggiunto un accordo in tal senso e manca una legge. Qualcosa però si muove, seppur a macchia di leopardo: di questi giorni è il lancio del Comune di Roma di una progettualità pilota nelle scuole medie. Ma perché l'Italia, come altri paesi europei, dovrebbe andare in questa direzione? E soprattutto, con quali benefici attesi?
Educare all'affettività è educare al benessere accompagnando alla scoperta di sé e della propria identità, acquisendo competenze emotive, comprendendo i margini del consenso e del rispetto di sé e dell'altro. Parimenti, educare alla sessualità significa ascoltare i vissuti, le domande e le esperienze di ragazzi e ragazze su temi centrali come lo sviluppo corporeo, i bisogni e le paure. Come ricorda l'Ufficio Regionale per l'Europa dell'OMS, educazione sessuale significa promuovere l'apprendimento di aspetti cognitivi, emotivi, sociali, e fisici della sessualità per aumentare l'empowerment, fornendo informazioni e diffondendo valori positivi per intrattenere relazioni sicure, gratificanti e responsabili.
E' questo l'intento con cui l'Ordine degli Psicologi del Lazio ha prodotto le linee guida di intervento sull'Educazione sessuo-affettiva nelle scuole primarie e secondarie in collaborazione con medici e università.
Questi percorsi andrebbero previsti fin dall'infanzia per disinnescare stereotipi e ruoli fortemente radicati nel senso comune che per questo impattano, più o meno consapevolmente, con la violenza, oltre che con atteggiamenti discriminatori rispetto al genere e all'orientamento sessuale. Perché la violenza, nella sua complessità, è una dinamica relazionale e una questione culturale, per questo da contrastare anche a livello educativo.
Il gruppo di lavoro per la Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza sottolinea in tal senso che per educare all'affettività e alla sessualità sia necessario compiere uno sforzo comune, con un approccio integrato e strutturato all'interno della programmazione scolastica. Eppure persistono pregiudizi. Malgrado siano tutti aspetti coerenti anche con quelli sollecitati dalla norma approvata dal Parlamento sullo sviluppo di competenze non cognitive e trasversali: le soft e life skills sono quell'insieme di abilità come l'amicalità, la coscienziosità, la stabilità emotiva e l'apertura mentale.
L'Oms da tempo sostiene la necessità di introdurre specifici programmi per insegnare a mettersi in relazione con gli altri, fronteggiare le difficoltà, gestire le piccole e grandi frustrazioni del quotidiano, orientarsi promuovendo la piena realizzazione di sé e in un'ottica prosociale. Mettendo al centro il superiore interesse di bambini e adolescenti. E considerando la centralità del sapere psicologico nella definizione dei percorsi formativi e negli interventi di rete.
L'obiettivo è di sollecitare quell'intelligenza emotiva che rende capaci di percepire e gestire adeguatamente le emozioni e prima ancora di promuovere una consapevolezza di sé che includa la percezione dell'altro sollecitando competenze psicologiche e relazionali. Per promuovere lo star bene insieme come suggerito dal sapere psicologico e nei contesti di crescita, per un sistema educativo capace di promuovere occasioni di benessere individuale e collettivo. Lo sforzo è culturale e politico. Perché nelle scuole, oggi, ci sono i cittadini e le cittadine di domani.
* Psicologa e psicoterapeuta
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