Il gup su Visibilia: "Celando le perdite si è aggravata la situazione, commesse plurime condotte di falso in bilancio"

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Celando le ingenti effettive perdite, ed evitando le necessarie ricapitalizzazioni, nonché riuscendo a mantenere la quotazione di Visibilia Editore spa e i rapporti bancari e finanziari in essere” non sarebbe stato “conseguito un profitto di rilevante entità” bensì si sarebbe aggravata la “condizione economica” tanto da rendere necessarie “periodiche ricapitalizzazioni“. Lo scrive la gup di Milano Anna Magelli nella sentenzadipatteggiamento di Visibila Editore, Visibilia Editrice e dell'ex consigliere del cda Federico Celoria, accolta venerdì scorso nel procedimento che ha visto il rinvio a giudizio per falso in bilancio della ministra DanielaSantanchè e di altri 16 imputati.

Mentre dal fronte politico arriva una nuova mozionedisfiducia contro la ministra del Turismo presentata dal Movimento 5 stelle, la sentenza di patteggiamento fa il punto sulla gestione delle società. Visibilia Editore spa “già dal 2016” avrebbe “dovuto svalutare integralmente sia la voce avviamento” nei bilanci, sia quella “imposteanticipate“, in un quadro di “utili” non “conseguiti”, tra 2016 e 2020, di “assenza” di una “seria prospettiva di continuità aziendale” e di “piani industriali triennali eccessivamente ottimistici“. Piani che “avevano l'effetto concreto di evitare la svalutazione dell'avviamento, in quanto le previsioni reddituali non sono mai state rispettate”.

“Il modelloorganizzativo e di gestione” di Visibilia Editore spa e Visibilia Editrice srl – si legge in uno dei passaggi della motivazione – evidenzia “assetti organizzativi, contabili e amministrativi” definiti “inadeguati” che hanno “consentito” la “commissione di plurime condotte di falso in bilancio dal 2016 al 2023 nonché la commissione di altrettanti illeciti amministrativi”. Nella sentenza di 13 pagine si evidenzia come nella decisione sul rinvio a giudizio degli indagati, tra cui la ministra del Turismo Daniela Santanché, che ha fondato il gruppo editoriale e da cui ha dismesso le cariche nel 2022, pesa la gestione di entrambe le società editoriali dove gli ex vertici si sarebbero mossi, per anni, per coprire le perdite. La giudice riporta, in particolare, le “conclusioni” del commercialista e docente della Bocconi Nicola Pecchiari, consulente dei pm Marina Gravina e Luigi Luzi e che ha firmato numerose “relazioni” sul caso del gruppo editoriale fondato dalla senatrice di Fdi. Relazioni, scrive la giudice, che “confermano” la “ipotesiinvestigativa” della Procura e del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano. E che “trovano riscontro nelle ampie valutazioni critiche svolte dalla Consob sull’operato della società di revisione, che aveva espresso giudizi senza rilievi in ordine ai bilanci”.

La gup, riassumendo i temi centrali dell'inchiesta, spiega che la voce avviamento, ossia il valore intrinseco della società, era “contabilizzata” per oltre 3,2 milioni di euro, ma avrebbe dovuto “essere azzerata” già nel bilancio al 31 dicembre 2016. E ciò sulla base di una “correttastima dei ricavi e dei costi e tenuto conto di una previsione di crescita non in linea con i risultati”. Stesso quadro anche per l’altra società del gruppo, secondo la giudice, ossia Visibilia Editrice, che ha patteggiato, mentre la terza imputata, Visibilia srl in liquidazione, è stata mandata a processo. Visibilia Editrice a fine 2021 incamerò il ramo d'azienda di Editore e iscrisse la voce avviamento per oltre 330mila euro e quella “imposte anticipate” per circa 128mila euro. Voci che, scrive la gup, Editore “avrebbe già dovuto integralmente svalutare nei propri bilanci” nove anni fa ed Editrice non avrebbe “dovuto iscrivere”. Così a fine 2021 Editrice poteva indicare un patrimonio netto di oltre 420mila euro “in luogo di un patrimonio negativo” di 38mila euro. E così con altre cifre anche nel 2022, quando avrebbe dovuto segnalare un patrimonio netto negativo di quasi 700mila euro. Negli atti anche una relazione della commercialista Ortelli, che effettuò l'ispezione sui conti che portò le due società in amministrazione giudiziaria, nella causa civile intentata dai piccoli azionisti, difesi dal legale Antonio Piantadosi. L’esperta ha parlato di “assetti organizzativi, contabili” e amministrativi “inadeguati”.

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