Siamo in mano ad algoritmi e a reti fragilissime: ma la politica non sembra preoccuparsene

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Ho ascoltato con attenzione le parole della Presidente Giorgia Meloni in merito a Elon Musk, secondo la quale ci sono diversi tipi di "persone facoltose", quelle come George Soros che finanziano partiti, associazioni ed esponenti politici e, quindi, sono in grado di condizionare le politiche di interi Paesi. Altri appunto come Elon Musk che queste cose, secondo la nostra Presidente del Consiglio, non le fanno e al massimo "si limitano" in trasparenza (e secondo quanto consentito dal loro Paese di appartenenza) a sostenere un candidato.

In quest'ultimo caso, non ci sarebbe nulla di cui preoccuparsi.

Questo è un approccio che sembra logico e comprensibile, ma che non posso assolutamente condividere. E provo a spiegare perché.

Ci sono, infatti, alcune, particolari e speciali “persone note e molto facoltose” che detengono oggi a livello internazionale interi oligopoli digitali e queste particolari persone non hanno alcun bisogno di finanziare partiti o persone influenti per veicolare opinioni e manipolare idee, o condizionare voti in diversi Stati o intere aree geografiche del mondo. Queste persone infatti dispongono già di immensi imperi digitali dove miliardi di identità sono condizionabili a colpi di tweet o post o reel.

Questo è il vero pericolo per le nostre democrazie, che ancora gravemente e incredibilmente sfugge ai più…

E non c'è alcuna differenza tra chi tra "queste speciali persone note e particolarmente ricche" finge di controllare le fake news o chi, celandosi dietro un'altrettanta pelosa ipocrisia, decide che nel suo regno possa essere favorita la diffusione "incontrollata" di qualsiasi pensiero. Perché tutte le attuali e più grandi piattaforme social (e non solo esse) sono alimentate da algoritmi poco trasparenti che decretano in ogni secondo della nostra esistenza in forma digitale cosa dobbiamo vedere, con chi dobbiamo sistematicamente interagire, quale notizia (vera o falsa che sia) debba prevalere su un’altra. E questi algoritmi sono scatole chiuse per noi, ma ben controllabili dai sultani del web (e dai loro più vicini sudditi).

Ci piaccia o non ci piaccia.

E per questo l'Europa, purtroppo dopo un'incredibile amnesia normativa durata sin troppi anni (e che ha favorito l'alimentarsi di questo strapotere in modo indisturbato), sta cercando in quest'ultimo periodo di regolamentare la materia (anche in relazione agli algoritmi di Intelligenza Artificiale), delimitando (a volte in modo goffo e caotico) l'attività di chi sviluppa tali servizi ormai essenziali per noi cittadini digitali. Servizi ormai resisi indispensabili per sopravvivere nel web.

In un mondo complesso e digitalmente esposto come quello che stiamo vivendo avremmo bisogno, invece, di consapevolezza diffusa su queste dinamiche che ci riguardano tutti ed è proprio la consapevolezza l'unico vero, reale argine che abbiamo a disposizione per delimitare tali strapoteri e soprattutto tutelare i nostri diritti e libertà fondamentali che sono messi sistematicamente a dura prova dal web e dal social web. Ovviamente i primi a formarsi su queste delicatissime tematiche dovrebbero essere proprio i politici. E non sempre accade…

Ancora oggi abbiamo un Sistema Paese (e in realtà l'itera Europa) che viaggia su architetture e piattaforme digitali fragilissime, che dipendono per la loro sussistenza dagli stessi imperi che la recente regolamentazione prova ad arginare. E ancora oggi in Italia capita per incanto che interi sistemi informatici su cui dovrebbero basarsi, ad esempio, i processi penali di un intero Paese facciano flop.

Chiediamoci perché.

Chiediamoci perché la burocrazia digitale si stia rivelando peggiore di quella cartacea, in assenza di strategie a lungo termine e con un sistema di finanziamenti e "regali" sviluppato alla rinfusa attraverso la pioggia di miliardi del Pnrr che non sembra contribuire a innovare davvero le nostre pubbliche amministrazioni.

Quale è la bussola delle politiche di innovazione digitale del nostro Paese? Quale la visione? I decisori pubblici ne hanno davvero una? Queste ultime dichiarazioni su Musk, e me ne dispiace, non mi portano a essere ottimista in tal senso.

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