Trivellazioni, stop ai parchi eolici, mire sulla Groenlandia: i piani di Trump sull'ambiente. Ma sulle rinnovabili rischia il boomerang

https://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2022/11/02/med-1200x630-10-1050x551.jpg

Lo stop al bando sulle trivellazioni, le mire sulla Groenlandia e sull'Artico, che il cambiamento climatico rende sempre più navigabile, il blocco ai parchi eolici, le nomine. Sono diverse le misure ambientali (e non) di cui il presidente eletto degli Usa, Donald Trump, ha già annunciato l'adozione non appena arriverà alla Casa Bianca, con la firma su oltre 100 ordini esecutivi. Intende farlo sull'altare della sua strategiaimperialista che, tra le altre cose, prevede un posto di primo piano nella competizione fra le potenze per il dominio dell'Artico. Il piano sembra chiaro: nuove rotte (in realtà già nei piani di Biden e degli Usa), nuove (e vecchie) risorse, maggiore influenza. Per attuare i suoi propositi, il tycoon ha già annunciato la demolizione di alcune delle misure ambientali adottate da Joe Biden soprattutto nell'ultimo periodo del suo mandato, come il bando alle trivellazioni a largo di buona parte delle coste statunitensi. Anche l'impegno di ridurre le emissioni di anidride carbonica di oltre il 60% entro il 2035 potrebbe diventare carta straccia. Ma non tutti i dietrofront saranno facilmente attuabili e alcuni rischiano di diventare dei veri e propri boomerang, come l'uscita dall'Accordo di Parigi o la guerra ai sussidi pubblici per le rinnovabili.

Lo stop alle trivellazioni – Un problema sarà certamente l'atto con cui, a due settimane dall'insediamento di Trump, Joe Biden ha vietato nuove trivellazioni petrolifere offshore lungo 253 milioni di ettari di coste, la quasi totalità di quelle degli Stati Uniti. Si tratta di aree, ora protette, dove le trivellazioni sono già molto limitate, ma il divieto riguarda comunque l'intera costa atlantica degli Usa, quella del Mare di Bering in Alaska, quella orientale del Golfo del Messico e, sul Pacifico, quella di California, Oregon e Washington. In futuro potrebbe rappresentare un ostacolo per Trump che, però, non può annullare direttamente l'atto di Biden. In base a una legge del 1953, infatti, i presidenti possono proteggere le acque da esplorazioni e trivellazioni in modo permanente, ma non possono annullare i divieti dei loro predecessori. Lo ha ribadito una sentenza del 2019 con cui un giudice del tribunale distrettuale dell'Alaska bloccò proprio il piano di Trump. Durante il suo primo mandato, infatti, il tycoon aveva annullato i divieti di trivellazioni offshore in vaste parti dell'oceano glaciale Artico e dell'oceano Atlantico imposti da Obama. Trump dovette fare dietrofront. Solo il Congresso potrebbe modificare la legge ma, anche se in entrambe le camere c'è una maggioranza repubblicana, non è detto che Trump possa contare su un appoggio unanime.

Il rebus del gas e del petrolio made in Usa – Ad oggi, comunque, è di appena il 15% la produzione petrolifera Usa che proviene da aree federali offshore (in buona parte dal Golfo del Messico) e continua a diminuire, mentre sale la quota alimentata dalle trivellazioni a terra, a caccia di petrolio di scisto (shale oil). Così gli Stati Uniti sono diventati il primo produttore al mondo di petrolio e gas, estratto soprattutto con il fracking, la tecnica con cui si pompano acqua, sabbia e prodotti chimici, per perforare lo scisto e altre rocce in profondità e far emergere in superficie petrolio e gas. Il resto lo ha fatto l'aumento della domanda dopo l'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca. Ma le preoccupazioni sul futuro sono legittime e legate ai cali della domanda di greggio (in primis da parte della Cina, che molto punta sulle rinnovabili). Significativa la recente esternazione di Trump: "Ho detto all'Unione Europea che devono compensare il loro enorme deficit con gli Stati Uniti con l'acquisto su larga scala del nostro petrolio e del nostro gas. Altrimenti, saranno dazi a tutto spiano!!!". Quanto ci sia di concreto e imminente non è dato saperlo. Una lotta commerciale, però, porterebbe non solo all'aumento dell'inflazione, con rischi importanti per l'Unione europea (gli Stati Uniti sono i suoi primi fornitori di gas naturale liquefatto), ma creerebbe ulteriori tensioni geopolitiche dannose per lo stesso Trump. Soprattutto in vista della sua strategia 'di conquista'.

La Groenlandia, l'isola del tesoro – A iniziare dalla Groenlandia, che ospita la sede spaziale Usa “Pituffik“. Amministrata dalla Danimarca, secondo Trump l'isola non sarebbe adeguatamente difesa in caso di un attacco russo o cinese attraverso l'Artico. Ma la Groenlandia ha una posizione strategica non solo dal punto di vista militare. Il sottosuolo è ricco di materie prime critiche, essenziali per il funzionamento di molti settori industriali, ma anche esposte a elevati rischi di approvvigionamento. L'Ue ne ha individuate 34, 17 delle quali considerate 'strategiche' per la doppia transizione, verde e digitale. Ci sono anche le Terre rare, 17 metalli presenti nella tavola periodica, con proprietà magnetiche fondamentali per le industrie high-tech. In Groenlandia si possono trovare 25 delle 34 materie prime critiche individuate dalla Commissione Ue e 43 dei 50 minerali considerati 'critici' dal dipartimento di Stato Usa. Oggi è la Cina, per esempio, a fornire il 100% dell'approvvigionamento di elementi delle terre rare pesanti nell'Ue.

La sfida dell'Artico contro Cina e Russia – La partita, però, interessa tutte le grandi potenze e riguarda tutto l'Artico, che il riscaldamento globale renderà sempre più navigabile (e sfruttabile). Sono anni che Pechino costruisce la sua Via della seta polare, una rotta commerciale che dovrebbe costeggiare la Siberia, riducendo i tempi di trasporto verso l'Europa. Da luglio 2024 la Cina ha inviato per la prima volta i suoi tre rompighiaccio nel Mar Glaciale Artico. A spianarle la strada è stata la cooperazione con la Russia, la potenza più presente (e potente) nell'Artico, dove ha riaperto o fatto costruire una cinquantina di basi militari e può vantare la più grande flotta al mondo di rompighiaccio (una quarantina). Tutti i Paesi della Nato non arrivano a 25. Gli Usa ne hanno due, una delle quali è andata a fuoco ad agosto, ma gli States fanno parte dell'Ice Pact insieme a Canada e Finlandia per costruire una flotta di 90 rompighiaccio. Già nel 2013, però, gli Usa avevano stanziato fondi per sei rompighiaccio. La prima nave avrebbe dovuto essere consegnata nel 2024, ma la data è slittata al 2029. Sulla Cina, però, Trump nutre anche altre preoccupazioni. Le esternazioni sulla possibilità di riprendere il controllo del Canale di Panama sono dovute proprio ai timori per una crescente influenza cinese nella regione.

Sulle rinnovabili si rischia un boomerang – Verso Pechino, però, non sembra guardare quando si tratta di rinnovabili, che il tycoon ha definito "convenienti" solo per le aziende che prendono sussidi per costruire parchi fotovoltaici ed eolici. E ha confermato: non si installeranno più pale eoliche. In barba all'Infaction réduction act dell'Amministrazione Biden, investimento da 2mila miliardi di dollari, 433 miliardi dei quali destinati a energia e clima e grazie ai quali molti imprenditori hanno potuto beneficiare dei sussidi. Il rischio è di lasciare la Cina alla conduzione della corsa mondiale all'energia pulita. Non solo. A metà dicembre Biden ha impegnato gli Stati Uniti a ridurre, entro il 2035, le emissioni di gas serra del 61-66% rispetto ai livelli del 2005. L'impegno fa parte degli Ndc (i contributi determinati a livello nazionale per ridurre le emissioni) previsti dall'Accordo di Parigi, dal quale Trump vuole nuovamente uscire, come fece nel 2017. Non sarà un'operazione immediata, dovrà passare almeno un anno e il tycoon dovrà fare i conti con diversi Stati che, invece, vogliono ridurre le emissioni.

Il cambiamento è già in atto – Ma Trump deve dar conto soprattutto alla lobby dell'oil&gas che ha finanziato la sua campagna elettorale. E sarà accanto a lui. Segretario agli Interni e a capo del nuovo Consiglio per l'energia (con l'obiettivo di ripristinare "il favoloso vantaggio degli Stati Uniti in termini di petrolio e gas") sarà l'ex governatore del Nord Dakota, Doug Burgum, mediatore fra Trump e i petrolieri durante la campagna elettorale. Il Consiglio gestirà pure i parchi energetici Usa. Il dirigente petrolifero Chris Wright, sostenitore del fracking, guiderà il Dipartimento dell'Energia, mentre il repubblicano Lee Zeldin, ex membro del congresso, è stato nominato a capo dell'Epa, l'agenzia americana per la protezione ambientale. Zeldin ha votato contro l'Inflation Reduction Act. I primi venti di cambiamento si sono già visti. Le grandi banche americane hanno lasciato la Net-Zero Banking Alliance, la coalizione globale nata per accelerare la transizione sostenibile del settore bancario. Non vogliono più vincoli. Significa 'liberi tutti'.

L'articolo Trivellazioni, stop ai parchi eolici, mire sulla Groenlandia: i piani di Trump sull’ambiente. Ma sulle rinnovabili rischia il boomerang proviene da Il Fatto Quotidiano.

img

Top 5 Serie A

×