Trump e i tagli UsAid, l'Unicef: "In Etiopia e Nigeria 1,3 milioni di bambini rischieranno di morire già nel 2025"

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“Voglio rassicurarvi che stiamo adottando tutte le misure possibili per limitare l'impatto di queste nuove politiche sui bambini che aiutiamo e sul nostro personale”, aveva scritto Regina De Dominicis, direttore Unicef per l'Europa e l'Asia Centrale dell'Unicef, in una mail riservata a dipendenti e collaboratori Unicef sulle conseguenze della decisione di Donald Trump di congelare i fondi UsAid (United States Agency for International Development). Ma sostituire la fonte che nel 2024 ha finanziato la metà degli aiuti umanitari a livello mondiale è praticamente impossibile, anche senza contare il fatto che altri Paesi occidentali, anche in Europa, stanno seguendo l’esempio statunitense o valutano di seguirlo. L’ultimo allarme lanciato dall’Agenzia delle Nazioni Unite per l’Infanzia è quello della vicedirettrice generale, Kitty van der Heijden. “Quasi 1,3 milioni di bambini sotto i cinque anni, affetti da malnutrizione acuta grave, potrebbero perdere l’accesso alle cure vitali nel corso del 2025, con un rischio significativo di morte”.

“Negli ultimi 25 anni, abbiamo compiuto progressi significativi nell’affrontare la crisi globale della malnutrizione infantile. Dal 2000, il numero di bambini malnutriti è diminuito di 55 milioni, ma oggi questi progressi sono minacciati dalla crisi dei finanziamenti”, ha scritto van der Heijden. Il fenomeno è globale e sta colpendo numerosi paesi, mettendo a rischio i bambini più vulnerabili. Secondo le stime dell’Unicef, “oltre 213 milioni di bambini in 146 Paesi e territori avranno bisogno di assistenza umanitaria nel 2025″. Nel corso di una visita nelle regioni più colpite, van der Heijden spiega di aver già visto personalmente le conseguenze dei tagli. “In Etiopia, ad Afar, abbiamo assistito alla riduzione delle unità mobili, essenziali per fornire cure salvavita a comunità remote, tra cui il trattamento per il grave deperimento e le vaccinazioni. Solo 7 delle 30 unità in funzione sono operative. Un risultato diretto della crisi dei finanziamenti che stiamo affrontando”, ha spiegato la vicedirettrice dell’Agenzia che ha già avvertito il personale: “Abbiamo stipendi solo per i prossimi 3 mesi”.

Senza nuovi finanziamenti, avverte Unicef, “a partire da maggio 2025 l’agenzia esaurirà le scorte di alimenti terapeutici pronti all’uso (RUTF), essenziali per il trattamento della malnutrizione acuta grave”. “In Etiopia, circa 74.500 bambini necessitano di queste cure ogni mese. In Nigeria, dove 80.000 bambinial mese sono in condizioni simili, potremmo esaurire le scorte tra questo mese e la fine di maggio”, ha affermato van der Heijden. Tra i programmi a rischio, anche quelli per la prevenzione della malnutrizione prima che diventi acuta: il sostegno all’allattamento, l’accesso a micronutrienti essenziali come la vitamina A e l’assistenza sanitaria di base per combattere altre malattie. “La nostra preoccupazione immediata è che anche un breve arresto delle attività salvavita metta a rischio milioni di bambini, soprattutto in un momento in cui i bisogni sono già acuti. I tagli agli aiuti non danneggiano solo i bambini, ma aumentano anche i costi per tutti noi. Investire nella sopravvivenza e nel benessere dei bambini è la scelta più vantaggiosa che un governo possa fare”, avverte van der Heijden. Come non bastasse, nel 2025, l’Unicef prevede che i fondi necessari per rispondere alla crisi umanitaria globale siano significativamente superiori rispetto agli anni precedenti. “Oggi più che mai, è essenziale che i governi rivedano le loro politiche di assistenza estera. Ritardare l’azione non fa che aumentare i danni, e questo non è qualcosa che possiamo permetterci”, ha concluso van der Heijden, che fa appello alla comunità internazionale perché “non vengano trascurati gli aiuti vitali per la sopravvivenza dei bambini più vulnerabili nel mondo”.

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