"Il 2025 sarà un anno spartiacque. Basta alzare i prezzi, così nessuno compra più": il reportage da Pitti Uomo e le tendenze per la moda maschile

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Firenze, Fortezza da Basso. le luci si spengono sull’ultima sfilata, quella di Setchu, e cala il sipario sulla 107esima edizione di Pitti Uomo. Le prime stime parlano di quasi 13 mila compratori registrati, di cui circa 4.700 dai mercati esteri: rispetto a dodici mesi fa sono soprattutto questi ultimi (+6%) a guidare l'edizione 2025 della kermesse. Tre giorni intensi che hanno inaugurato il 2025 della moda maschile, un anno che si apre con le ombre dei dati del 2024 concluso in calo e i timori per la tenuta delle aziende italiane del settore. Le stime di Confindustria Moda parlano chiaro: il settore del tessile-abbigliamento si appresta a chiudere il 2024 con una perdita di fatturato del 6%. “Il 2025 sarà un anno spartiacque. La moda è troppo importante, è il secondo settore manifatturiero del Paese, le aziende non sono fatte di glamour e sfilate, ma di persone che lavorano, di professionalità che dobbiamo stare attenti a non perdere”, ha affermato Sergio Tamborini, presidente di Sistema Moda Italia. “Dobbiamo ridisegnare elementi a cui eravamo abituati”, sottolinea. Un appello raccolto dal ministro Adolfo Urso, che ha annunciato un tavolo sulla moda il 24 gennaio e una legge annuale sulle piccole e medie imprese. La crisi non è congiunturale, ma strutturale: stanno cambiando tutti i paradigmi del consumo. Stanchi dei prezzi folli di vestiti e accessori, chi può spendere preferisce oggi farlo per viaggi e benessere. E se proprio ci si vuole togliere uno sfizio modaiolo, ecco che si preferisce comprare vintage o second hand.

“Ci sono sicuramente delle ragioni congiunturali, il mondo geopolitico, le guerre, i problemi di valuta. Ma c’è stato anche un aumento dei prezzi, soprattutto dei grandi marchi, che ha minato la fiducia del consumatore”, ci spiega Claudio Marenzi, presidente di Herno. “Non si tratta solo di un limite economico, ma di una questione etica. Bisogna avere una coerenza, come abbiamo noi, nel bilanciamento tra qualità, valore dell’oggetto e prezzo”, ha sottolineato il manager che a Pitti ha presentato una “quadrupla” collezione, ognuna dedicata a una delle quattro anime dello storico brand nato sul Lago Maggiore e a un diverso aspetto dello stile maschile contemporaneo. Eppure, tra i padiglioni della Fortezza, si è respirata un’aria di cauto ottimismo, la voglia di reagire e di rinnovarsi, puntando su tre direttrici fondamentali: sostenibilità, un ritorno all’eleganza senza tempo e una ridefinizione dello sportswear, sempre più integrato nel quotidiano. A fare da fil rouge il fuoco, scelto come tema per la sua valenza legata alla passione, alla rinascita e alla forza rigenerativa, quindi simbolo perfetto per la ripartenza.

Ecco allora che l'Autunno Inverno 2025 guarda al ritorno dei capisaldi dello stile maschile, dal classico all'informale, con una rinnovata attenzione verso l'ambiente. I capispalla e l'abbigliamento formale puntano su materiali all'avanguardia, la maglieria valorizza tessuti pregiati e intrinsecamente sostenibili, mentre accessori e denim si tingono di verde grazie a lavorazioni di nuova generazione, pensate per ridurre l'impatto ambientale. L’uomo di Pitti 107 riscopre il piacere di un’eleganza classica e duratura. Brunello Cucinelli, protagonista indiscusso di Pitti Uomo, ha definito il momento attuale come un “tempo nuovo” che richiede “riequilibrio e meno sprechi”, e ha celebrato il ritorno dello spezzato come espressione di uno stile personale e versatile. “È bello perché tutto diventa più personale”, ha raccontato il re del cachemire, suggerendo un tocco di rosso cardinale come nota di novità. Blazer sartoriali, maglie in cashmere, trench e pellami artigianali tornano protagonisti. L’Impermeabile, in collaborazione con Kimono Rain, propone capi reversibili con tessuti d’archivio, mentre Doucal’s rivisita le classiche stringate con pellami bi-materiale.

La praticità si fonde con l’eleganza in una nuova concezione di “informale”. Capi versatili e funzionali, come le overshirt, i parka reversibili di RRD e i pantaloni loose, si affiancano a capispalla ibridi e multimateriale. Paoloni punta su comfort e performance con giacche e coat in tessuti stretch, innovando il progetto “The Blazer”. Il blazer si rinnova con dettagli in maglia crochet e denim lavato, come proposto da Luigi Bianchi Sartoria, che suggerisce anche un audace accostamento tra nero e cammello per la capsule L.B.M. 1911 Blackout. Un lusso discreto e sussurrato, fatto di prodotti di nicchia, capsule esclusive e capi numerati. La maglieria si nobilita con filati pregiati come il cashmere e la seta, lavorati a mano secondo tecniche artigianali. Il design nordico, con la sua essenzialità, ispira capi razionali e semplificati, come i pantaloni sartoriali da indossare su uno spezzato e le borse in pellami pregiati di Premiata. E poi ancora, il rilancio del brand di Anna Molinari, all’insegna di una maglieria di altissima qualità e super di tendenza, soffice e morbida come quella di American Vintage, il brand francese dall’animo americano che proprio a Pitti ha festeggiato i suoi 20 anni.

Grande centralità poi per tutto il mondo sportivo, i cui capisaldi sono ormai sempre più integrati con il guardaroba quotidiano. Il benessere diventa un concetto chiave, ispirando vestiti tecnici progettati per vivere gli spazi naturali. Il running e il ciclismo sono al centro di questa tendenza: così ecco che Colnago, storico marchio di biciclette, debutta nell’abbigliamento maschile con un focus su giacconi e piumini. RRD propone una capsule interamente senza cuciture, con capi performanti realizzati con tecnologie all’avanguardia come il taglio laser e gli ultrasuoni. Anche Kiton guarda sempre più al mondo dello sport con una seconda collezione dedicata al tennis. Tra i brand che hanno saputo interpretare al meglio il connubio tra estetica e natura, spicca Flower Mountain. Il marchio ha presentato a Pitti una collezione di calzature e accessori genderless ispirata ai cicli naturali. Anche Tatras, brand dall’anima italo-nipponica noto per il suo design innovativo, ha portato a Pitti Uomo la sua visione di un lusso consapevole e rispettoso. Forte della certificazione RDS che garantisce il benessere animale per i suoi piumini, Tatras persegue un’etica del lavoro che, come spiegano dall’azienda, è “sempre stata al centro della nostra filosofia, anche prima che diventasse una leva commerciale”. Il marchio giapponese sta vivendo una fase di trasformazione, puntando su un’evoluzione internazionale e mantenendo al contempo un’elevata qualità delle materie prime: “Il consumatore oggi ricerca prodotti con un valore intrinseco. Non è più il momento dei capi molto ostentati, molto chiassosi, molto pesanti, appariscenti”. Una filosofia, quella di Tatras, che sembra premiare il brand, che ha registrato una crescita del 2% lo scorso anno in un contesto di mercato difficile e ha chiuso la pre-collezione invernale con ordini in crescita dell’8% rispetto all’anno precedente.

La sostenibilità è stata la parola chiave di Pitti Uomo 107, un tema non più marginale ma integrato nel Dna di molti brand. Ecoalf, pioniere della moda sostenibile fin dal 2009, ha presentato capi in lana riciclata e sneakers in PET recuperato dai mari: “Quando abbiamo iniziato non c'erano tessuti riciclati interessanti. Abbiamo dovuto iniziare a svilupparli noi, arrivando oggi a oltre 700 tessuti riciclati”, ci ha raccontato il fondatore Javier Goyeneche. Il progetto “Upcycling the Oceans” è emblematico: “Abbiamo iniziato nel 2015 convincendo tre pescatori a mettere un contenitore nella barca per i rifiuti. Oggi lavoriamo con oltre 6.000 pescatori in 84 porti del Mediterraneo e abbiamo recuperato oltre 1.600 tonnellate di rifiuti marini”, ha spiegato. E la scelta premia: l’azienda spagnola ha chiuso il 2024 con risultati che definisce “molto buoni a dispetto del momento”, con un +24% di fatturato per un girio d’affari di 59 milioni.

Insomma, Pitti Uomo si conferma ancora una volta un osservatorio privilegiato per comprendere le trasformazioni in atto nel mondo della moda. Un settore in cerca di un nuovo equilibrio, tra la necessità di innovare, diversificare la clientela ma soprattutto garantire la tenuta della filiera e salvaguardare il know-how italiano. “Se guardiamo il fatturato dell'uomo del 2019 di 10 miliardi, gli 11 e mezzo del 2024 segnano ancora una crescita”, conclude Antonio De Matteis, presidente di Pitti nonché ad di Kiton. “È fisiologico un riallineamento dopo anni di crescita oltre il 12%, soprattutto con le difficoltà della Cina e le tensioni geopolitiche. Ora però bisogna bilanciare le offerte sui mercati”. La strada è tracciata, la sfida è aperta.

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