"Il dl Sicurezza legalizza i servizi deviati, senza i quali non ci sarebbe stata la strage di Bologna. Siamo all'involuzione democratica"

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“Solo un simile totale controllo della situazione ha consentito ai Servizi, nei suoi massimi esponenti, di ritenere di poter agire in spregio all’osservanza delle leggi e financo della Costituzione Repubblicana, con la arroganza e disinvoltura basata sulla convinta certezza della propria assoluta impunità e di non dover rispondere a nessuno delle proprie azioni”. È a pagina 232 delle motivazione della Corte d’assise d’appello di Bologna per Gilberto Cavallini, condannato all’ergastolo e in attesa dell’udienza della Cassazione, la frase che sembra richiamare un momento dell’attualità politica con le proteste e le critiche contro il dl sicurezza (il cui iter per l’approvazione è partito al Senato). E in particolare l’articolo 31 che potenzia le attività sotto copertura dei servizi segreti, consentendo agli agenti non solo di partecipare alle organizzazioni terroristico-eversive ma anche di dirigerle e guidarle, persino arruolando nuovi membri.

“Io dico che si sta andando in un’involuzione antidemocratica totale” dice Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione Bologna 2 agosto che attende come tutte le parti civili del processo per la strage della stazione l’esito dell’udienza della Suprema Corte. Primo verdetto definitivo della nuova stagione dell’inchiesta che ha portato alla conferma del fine pena mai anche in appello di Paolo Bellinicon il deposito delle motivazioni della sentenza il 7 gennaio scorso. Sentenze in cui i giudici hanno evidenziato massivamente le responsabilità dei servizi segreti deviati tra coperture e depistaggi nella attuazione del massacro del 2 agosto 1980.

C’è una sentenza in Cassazione e siamo entrati nel 45° anno dallo scoppio della bomba nella sala d’aspetto della stazione. Cosa si aspetta?
Ci vorrà un po’ di tempo per l’anniversario. Possono succedere tante cose, ad esempio se il decreto Sicurezza passa.

Le associazioni dei familiari delle stragi hanno già espresso una condanna molto forte a questo sorta di scudo per i servizi. Lei cosa ne pensa?
Il decreto Sicurezza vuole fare diventare legali quelli che noi abbiamo chiamato servizi segreti deviati. Legali anche se secondo la Costituzione e secondo uno Stato di diritto sarebbero deviati. E noi con uno sforzo non piccolo li chiamiamo deviati.

Le sentenze sono molto chiare.
C’è stato un periodo della Repubblica in cui i deviati erano quelli onesti, corretti che seguirono la Costituzione. Mentre quelli che facevano tutte le puttanate del mondo erano invece quelli che andavano secondo i dettami. C’è stato un presidente della Repubblica, Cossiga, che le ha avallate tutte le puttanate che ci sono state su Bologna. Sono cose da ricordare. Allora quando ci vengono a dire che il decreto serve per la sicurezza, io dico che si sta andando in un’involuzione antidemocratica totale.

È un’affermazione molto dura la sua.
Se i servizi segreti possono infiltrarsi tranquillamente, se possono addirittura dirigere anche organizzazioni terroristiche, perché non gli diamo anche la licenza di uccidere? E di fare tutto quello che c’è da fare?

Anche perché per chi conosce un pochino la storia del processo sulla strage di Bologna sa quale sia stato il ruolo fondamentale dei servizi segreti.
La storia della strage di Bologna dimostra che se non c’erano i servizi segreti ad aiutare i terroristi la strage non si riusciva a fare. È questo il dettaglio, non piccolo: hanno operato, non solo con la copertura, ma hanno fatto in modo che i terroristi fossero tutelati per arrivare a Bologna. E poi da lì i depistaggi, predisposti anche prima.

Cosa ne pensa le del fatto che a un certo punto Carlo Maria Maggi in una intercettazione (18 gennaio 1996) dice che Bologna sarebbe servita per distrarre l’opinione pubblica da Ustica?
Quello che può venire fuori è che Ustica ha accelerato Bologna. Nel senso che c’era una nazione sconvolta da un fatto di quel tipo lì e allora hai accelerato per un altro disastro. Quella può essere stata anche una sua opinione.

Cosa si aspetta dalla Cassazione?
Mi aspetto che lo condannino come in primo e secondo grado e ci sia la conferma dei giudizi precedenti. Qualsiasi cosa minore che dovessi uscire è un voler… Cioè no, no, adesso non diciamo niente. Mi aspetto che confermino.

Teme il clima politico? L’anno scorso nei giorni dell’anniversario c’è stata una bruttissima polemica.
Tutti i timori sono leciti, tutti. Però io credo che a questo punto ci sia un cumulo di prove discusse e ridiscusse tra il primo e secondo grado che mi fanno dire: non c’è neanche una possibilità di sviare la situazione.

Nel 2023 c’è stato il caso Nordio.
All’inizio del secondo grado, il ministro della Giustizia, mentendo al Parlamento, con sue dichiarazioni diceva che c’erano sentenze di Cassazione sulla nullità di processi in cui i giudici avevano superato i 65 anni. L’ha detto in Parlamento, non in un bar e non ha fatto una piega nessuno. Noi l’abbiamo denunciato, ma sono stati tutti zitti, tutti tranquilli. Era stata una mossa che andava a tutelare il terrorista Cavallini.

Ma la storia del processo si chiude con Cavallini e Bellini o c’è altro?
Ci sono sicuramente le responsabilità politiche. Bellini tutte le volte che apre bocca dice che lui lavorava per Mario Mori, ha detto di essere infiltrato per l’Msi di Giorgio Almirante. Nessuno ha mai smentito niente.

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