Compagnie assicurative in fuga dalla California per i rischi di maxi risarcimenti. E il mercato immobiliare potrebbe collassare
Oggi alle 07:43 AM
Dieci, quindici, venti, trenta ma forse sessanta. Non sono numeri del lotto ma le stime, sempre provvisorie, sempre approssimative, ma sempre in aumento, del costo (in miliardi di dollari) per gli assicuratori degli incendi che da giorni stanno devastando Los Angeles e dintorni.Non è il valore dei danni, la cui ultima valutazione, destinata anch’essa a salire, è di 250 miliardi ma quanto le compagnie dovranno restituire a chi è riuscito a sottoscrivere una polizza, in quello che si annuncia come uno degli eventi più costosi di sempre per il settore.
Secondo l’agenzia di rating americana Standard & Poor’s il comparto è in grado di reggere l’impatto ma altri analisti sono un po’ meno ottimisti. Soprattutto lo sono molti dei cittadini di Los Angeles che hanno perso la casa nell’incendio, il timore che il boom di richieste di risarcimenti li rallenti e li limiti è concreto. Tra i più esasperati, torna alla ribalta l’ambigua figura di Luigi Mangione, accusato dell'omicidio del numero della compagnia assicurativa sanitaria UnitedHealthcare, Brian Thompson, ma visto da molti americani come una sorta di vendicatore dei torti subiti dagli assicurati. "Chi è l’amministratore delegato di State Farm?", ha scritto un utente su X, postando la foto di Mangione.
Il valore del patrimonio abitativo della California è stimato in 10mila miliardi di dollari, collocato in una delle aree più ricche al mondo, eppure il rapporto con le assicurazioni è diventato estremamente complicato. Con il drammatico aumento dei rischi legati alla crisi climatica, tra cui c’è pure quello di incendi più frequenti e distruttivi, le compagnie hanno iniziato a rifiutare molte coperture, soprattutto nelle aree considerate più a rischio, come il distretto di Palisades, ormai una spettrale distesa di cenere e braci.
Negli ultimi due anni, sette delle dodici maggiori compagnie di assicurazione per la casa statunitensi hanno limitato la loro copertura per la California. Tra queste anche le più importanti della costa occidentale: State Farm, Allstate e Farmer. Ciò ha fatto sì che molti californiani siano stati costretti a rivolgersi all’ “assicuratore di ultima istanza”, ovvero il California Fair Plan, sostenuto dallo stato.
Si prenda il caso, emblematico, di Palisades. In questo distretto State Farm ha ridotto del 70% le sue polizze, mentre quelle accese con lo schema statale sono cresciute dell’85%. Più in generale, nell’ultimo anno, Fair ha aumentato le polizze del 41%. In sostanza le compagnie private si tengono le zone dove i rischi sono più bassi e fare profitti è più facile mentre scaricano sul pubblico le zone che più facilmente possono generare ingenti perdite. Comportamento non certo prerogativa esclusiva del settore assicurativo, peraltro.
L’esposizione del Fair Plan verso la sola area di Palisades è ora di quasi 6 miliardi di dollari (su un’ esposizione complessiva di quasi 500 miliardi). Tuttavia, in cassa ci sono appena 200 milioni di dollari e mentre 2,5 miliardi sarebbero garantiti dai contratti di riassicurazione. Se Fair Plan non ha abbastanza soldi per pagare tutti i risarcimenti, raccoglie fondi dalle compagnie assicurative che operano in California, in misura proporzionale alle diverse quote di mercato. Ciò aumenta la pressione per ritirarsi da questo mercato. Uno scenario molto pericoloso: senza polizza assicurativa, le banche non concedono i mutui. Se non ci sono i mutui la domanda di case si contrae e i prezzi scendono alimentando una spirale al ribasso che può essere molto difficile arrestare. Il 2008 insegna.
Il rapporto della California con le assicurazioni si era già gravemente incrinato in occasione di precedenti incendi, verificatisi tra il 2017 e il 2019. Ciò ha indotto i regolatori a predisporre piani di riforme per affrontare il problema e scongiurare la fuga degli assicuratori. In particolare, per determinare l’ammontare del costo delle polizze, viene prevista la possibilità di usare modelli di catastrofe basati sull’aumento delle temperature e sul peggioramento delle siccità, invece che esclusivamente sui dati storici. Inoltre i costi di riassicurazione (il metodo che gli assicuratori usano per coprirsi dai rischi più estremi) potranno essere trasferiti ai clienti.
In pratica polizze più costose ma almeno la possibilità di sottoscriverne una. Tuttavia, secondo l‘American Property Casualty Insurance Association, che rappresenta le compagnie assicurative, non è ancora chiaro se tali cambiamenti impediranno l’uscita delle compagnie assicurative dalla California, soprattutto alla luce degli attuali incendi.
Ci sono però anche altre misure, non destinate a gravare direttamente sulle tasche degli assicurati, che potrebbero essere adottate con una saggia pianificazione e gestione. Le aree più a rischio sono ben note da tempo ma le costruzioni in queste zone non si sono mai fermate. Come denunciato da diverse inchieste, gli sforzi per ridurre lo sviluppo di aree ad alto rischio di incendi sono stati ostacolati da potenti interessi immobiliari. Le lobby hanno contrastato, con successo, misure che prevedevano limiti all’edificabilità e l’implementazione di (costose) misure per la sicurezza contro gli incendi. In particolare, un’intensa attività di lobbying del 2021 ha permesso agli immobiliaristi di bloccare un disegno di legge statale che avrebbe limitato la costruzioni di nuove case nelle aree più colpite dagli incendi di questi giorni.
Il fenomeno della fuga degli assicuratori, esacerbato dalla crisi climatica, non riguarda la sola California. Accade ovunque ma, naturalmente, nelle aree più esposte ai disastri in maniera più esasperata. La mappa delle polizze non rinnovate dalle compagnie private, registra picchi anche in Florida e si sta estendendo attraverso l’Alabama e il Mississippi; lungo la costa atlantica, attraverso la Carolina, la Virginia e il New England meridionale e, infine, alle Hawaii. Dal 2018, più di 1,9 milioni di contratti di assicurazione sulla casa in tutto il paese non sono stati rinnovati. In più di 200 contee, il tasso di mancato rinnovo è triplicato.
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