"La malattia del cervo zombie potrebbe presto contagiare gli esseri umani": lo dice il dottor Michael Osterholm. Cos'è e quali sono i rischi

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“La malattia del cervo zombie, letale per ogni animale che infetta, potrebbe presto trasmettersi agli esseri umani, se non lo ha già fatto, secondo un nuovo e allarmante report”. A scriverlo, nero su bianco, è il Daily Mail. La nota testata britannica non ci gira troppo intorno e parla della già nota patologia da deperimento cronico, o più facilmente “malattia del cervo zombie”. Il motivo di quest’ultima denominazione è piuttosto intuibile: ad ammalarsi sono soprattutto i cervi (con una letalità vicina al 100%). Tra i sintomi che colpiscono gli animali ci sono: sguardo vitreo e fisso, aumento smoderato della salivazione, andatura claudicante, frequenti inciampi e mancanza di coordinazione. E nell’essere umano, invece?

Come riportato dal giornale britannico, la malattia – che non è nuova – è stata di recente rilevata nei maiali selvatici che si nutrono di carne infetta, e i ricercatori avvertono che potrebbe facilmente diffondersi ai maiali domestici, quindi successivamente agli esseri umani. Il condizionale è d’obbligo. Così com’è necessario comprendere meglio le parole degli scienziati e in particolar modo del dottor Michael Osterholm, uno dei massimi esperti di malattie infettive dell’Università del Minnesota. Per intenderci, Osterholm ricopre il ruolo di direttore del Centro per la ricerca e la politica sulle malattie infettive presso l’Università del Minnesota e, nel 2020, è stato nominato nel comitato consultivo COVID-19.

Tornando alla malattia del cervo zombie, al riguardo il dottore ha affermato: “Abbiamo ora alcuni dati limitati che suggeriscono che i maiali selvatici potrebbero essere infettati. Se possono essere infettati loro, non è forse possibile che anche i maiali domestici possano essere contagiati? Quali sarebbero le conseguenze per il mercato suino? E per quello bovino? Questi sono problemi enormi”. Nel rapporto, finanziato dal Dipartimento delle Risorse Naturali del Minnesota, gli esperti avvertono anche che la malattia potrebbe diffondersi agli esseri umani attraverso cervi infetti catturati dai cacciatori. Basterebbe cuocere la carne? No, i ricercatori affermano che ciò non impedirebbe a qualcuno di contrarre la CWD (ovvero Chronic Wasting Disease, la maniera più scientifica per parlare della malattia del cervo zombie).

Non solo. La CWD al momento è incurabile. Non esistono né vaccini né trattamenti disponibili per gli esseri umani. Come si contagia? Attraverso il contatto con saliva, feci o sangue di un animale infetto. Resta da capire, tra i tanti aspetti ancora non chiari, se sia possibile contrarre la malattia da acqua o suoli contaminati. Il dottor Osterholm ha anche dichiarato: “Sappiamo che le persone sono esposte (alla CWD, ndr) attraverso il consumo (di carne, ndr) contenente prioni (molecole di natura proteica, ndr); quello che non capiamo ancora è cosa servirebbe affinché quel prione infetti effettivamente un essere umano attraverso l’ingestione”.

Resta alta, dunque, l’attenzione sulla malattia e sui rischi potenziali – potenziali, è bene sottolinearlo – per gli esseri umani. Intanto gli scienziati, che hanno lavorato al progetto per due anni, stanno chiedendo maggiori finanziamenti per continuare gli studi e fermare la diffusione della malattia. Bisogna tenere conto – dicono gli esperti – che potrebbero emergere nuovi ceppi della malattia, più propensi a infettare gli esseri umani. Non è ancora chiaro quanti casi di CWD ci siano all’anno, ma la malattia per il momento è stata trovata in 33 Stati, tra cui Wyoming, Wisconsin, Colorado e alcune aree della Pennsylvania. Nessun caso tra gli esseri umani, ma in futuro potrebbe accadere.

Si resta in attesa di eventuali sviluppi da parte della scienza.

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